martedì 10 marzo 2020

Del mare, di una gatta e di un vecchio faro abbandonato.

"Vorrei fare con te quello che la Primavera fa con i ciliegi".
Sorrise, cullandosi per un attimo nel sogno romantico di essere lei la musa ispiratrice di questa dedica.
"Che vuol dire" le chiese "Fiorire, ecco cosa vuol dire..." rispose lei, con voce roca e sussurrata, quasi a non voler far scivolare via dalle labbra quel sapore dolciastro dell'illusione, andando avanti a passi svelti sperando che lui non riuscisse a interpretare dall'espressione malinconica del suo viso i pensieri che le attraversavano la mente e il cuore.
Trovò questa frase scritta con pezzettini di carta attaccati alla meno peggio sui muri scrostati del vecchio faro abbandonato.

Una caccia al tesoro? Una dichiarazione d'amore? Chi lo può sapere.
Quel posto però, seppur abbandonato, trasudava umanità.
Amore, sesso, promesse, risate, giochi, rivoluzioni, rabbia, anarchia, speranza, tutto stava lì su quelle pareti, che lei sfiorava camminando lentamente, con rispetto referenziale.
L'odore che respirava tra le vecchie stanze senza muri, che un tempo dovevano ospitare i guardiani del faro, era un misto di piscio e salsedine, ma a lei anche questo piaceva, perché rendeva tutto più drammaticamente umano e viscerale.
C'era vita in quel vecchio faro abbandonato, e la vita, si sa, è anche sangue e merda.


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© Unconventional Bea-Uty
Maira Gall