martedì 25 dicembre 2018

Napoli tra sacro e profano: il rito delle "anime pezzentelle"

Chi non ha ascoltato almeno una volta 'A livella di Totò?
Una poesia ironica e delicata, portatrice di un grande insegnamento, che di fronte alla morte siamo tutti uguali.
Si racconta che la sua ispirazione abbia radici nell'infanzia del piccolo Totò, passata nel Rione Sanità, a stretto contatto con luoghi come le catacombe di San Gaudioso, dove giocava con altri bambini tra i cunicoli sotterranei con teschi esposti e scheletri dipinti.
Ma non dobbiamo storcere il naso o pensare che sia macabro.
Napoli e i napoletani, cosa assai nota, hanno un'attitudine ad affrontare la vita in un modo tutto loro,  sfidandola, deridendola e amandola, con viscerale passionalità e ingenuo entusiasmo.
Sempre con la battuta pronta, urlano, piangono, ridono, amano e odiano in maniera teatrale, che a volte ti chiedi se sono seri o se ti stann sfuttenn.
ed è probabile che ti stann sfuttenn.
Così come la vita, i napoletani affrontano in maniera altrettanto peculiare la morte, creando una corrispondenza tenera e sfrontata, un rapporto quotidiano di rispetto, fino ad esorcizzarla e a far rivivere chi ormai non c'è più, in un rito che unisce sacro e profano: il rito delle anime pezzentelle.


A capuzzell, uno dei teschi posti all'entrata della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco

© Unconventional Bea-Uty
Maira Gall